Il Testo unico sulla sicurezza (legge 123 approvata il 3 agosto 2007) ha già dato buoni frutti: riduzione del numero di morti e incidenti, più controlli e pene pesanti e fattive nei confronti dei datori di lavoro che sfruttavano lavoro nero e non facevano rispettare le norme di sicurezza. La scusa è quella del Decreto legislativo che dovrebbe correggere l’applicazione di alcune norme. E invece nelle anticipazioni dei giorni scorsi si parla di una vera demolizione del provvedimento, specie per quanto riguarda le sanzioni nei confronti delle imprese: pene e multe dimezzate, più difficile la sospensione dell’attività.
Il ministero del Welfare guidato dal ministro Sacconi nega che il governo abbia fretta e che esista un testo definito in materia. Viene messo in dubbio perfino che il provvedimento vada in Consiglio dei ministri questa settimana. L’impressione è che sia Confindustria a mettere fretta al governo, ma che il governo se la faccia mettere. Di sicuro c’è il comportamento tenuto in questi mesi dal ministro Sacconi. Da quando è entrato in carica si è ben visto dall’emanare gran parte dei provvedimenti previsti per la piena attuazione del Testo unico. In un’audizione al Senato ha dichiarato di voler «rendere cedevoli alcune disposizioni del Testo unico», di prevedere casi un cui «la collaborazione tra parti sociali può far anche soprassedere alle funzioni ispettive». La linea quindi è tracciata da tempo, ora si cerca solo il momento giusto per metterla in atto.
Nel frattempo la trattativa con le parti sociali è stata solo a parole.
Di seguito la dichiarazione di Marco Bentivogli (segretario nazionale della Fim) e Gianni Alioti (responsabile ufficio salute e sicurezza Fim Cisl)
“Non c'è dato sapere esattamente quale sarà il testo che il Ministro del Welfare porterà in Consiglio dei Ministri entro la settimana, con le disposizioni "integrative e correttive" alla L.123 del 3 agosto e i provvedimenti di attuazione del D.lgs. 81/2008”.
“Se, però, fossero vere le anticipazioni riportate dai media in questi giorni, esprimiamo tutto il nostro disappunto di sindacato responsabile, aperto al dialogo e attento ai contenuti, ma non disposto ad assecondare misure che premiano - riducendo il sistema sanzionatorio - il non rispetto reiterato delle norme, da parte di una minoranza d'imprenditori senza scrupoli che fa pagare all'intera collettività un costo umano, sociale ed economico inaccettabile”.
“Invece di discutere di rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro e di multe più leggere, preferiremmo discutere - finalmente - di rimodulazione dei premi assicurativi INAIL in base all'effettiva incidenza d'infortuni mortali e invalidanti (e delle malattie professionali) nei singoli comparti produttivi e nelle singole aziende. Sarebbe un modo serio per premiare "con soldi veri" le aziende che investono nella prevenzione - riducendo e controllando i rischi e, al contrario, penalizzare le imprese dove la salute e sicurezza sul lavoro non è tutelata”.
“Dopo l'allentamento alla lotta all'evasione fiscale dare un segnale come Governo, subito recepito dall'INPS, di riduzione delle ispezioni e dei controlli alle imprese in una fase di crisi, avrebbe un effetto devastante in termini politici e culturali, abbassando ulteriormente la soglia di guardia su un aspetto in cui è in gioco sia la vita delle persone, sia il futuro del nostro sistema economico, che non può rifondarsi sul lavoro irregolare”.
“La Fim-Cisl ritiene decisivo arginare questa deriva politica e culturale (stigmatizzata inoltre dal riferimento alle imprese gestite da minoranze etniche) e di saper proporre un confronto vero con le imprese e il Governo sulle risorse (rendendo disponibili i 12 miliardi di euro di avanzo di gestione dell'INAIL) da impiegare - in questa fase di crisi - per un piano straordinario d'investimenti in nuove attrezzature e tecnologie, macchinari e impianti, manutenzioni straordinarie e programmi di formazione, finalizzato al miglioramento ambientale e della sicurezza. E' su questo terreno che si può rafforzare il sistema della rappresentanza dei lavoratori e delle imprese, facendo della "bilateralità" uno spazio di partecipazione e co-decisione”.
“Non comprendiamo dove, questo Governo, intraveda un eccesso di controlli, ispezioni e sanzioni, in un paese dove questi troppo spesso, anche per la scarsità di risorse impiegatevi, avvengono solo successivamente ad incidenti mortali. Credevamo che 4 morti al giorno, le migliaia di infortuni invalidanti, le malattie professionali fossero sufficienti a fare sul serio. Non disperiamo ma fino ad allora continueremo a far sentire la nostra voce e iniziativa”.
Il ministero del Welfare guidato dal ministro Sacconi nega che il governo abbia fretta e che esista un testo definito in materia. Viene messo in dubbio perfino che il provvedimento vada in Consiglio dei ministri questa settimana. L’impressione è che sia Confindustria a mettere fretta al governo, ma che il governo se la faccia mettere. Di sicuro c’è il comportamento tenuto in questi mesi dal ministro Sacconi. Da quando è entrato in carica si è ben visto dall’emanare gran parte dei provvedimenti previsti per la piena attuazione del Testo unico. In un’audizione al Senato ha dichiarato di voler «rendere cedevoli alcune disposizioni del Testo unico», di prevedere casi un cui «la collaborazione tra parti sociali può far anche soprassedere alle funzioni ispettive». La linea quindi è tracciata da tempo, ora si cerca solo il momento giusto per metterla in atto.
Nel frattempo la trattativa con le parti sociali è stata solo a parole.
Di seguito la dichiarazione di Marco Bentivogli (segretario nazionale della Fim) e Gianni Alioti (responsabile ufficio salute e sicurezza Fim Cisl)
“Non c'è dato sapere esattamente quale sarà il testo che il Ministro del Welfare porterà in Consiglio dei Ministri entro la settimana, con le disposizioni "integrative e correttive" alla L.123 del 3 agosto e i provvedimenti di attuazione del D.lgs. 81/2008”.
“Se, però, fossero vere le anticipazioni riportate dai media in questi giorni, esprimiamo tutto il nostro disappunto di sindacato responsabile, aperto al dialogo e attento ai contenuti, ma non disposto ad assecondare misure che premiano - riducendo il sistema sanzionatorio - il non rispetto reiterato delle norme, da parte di una minoranza d'imprenditori senza scrupoli che fa pagare all'intera collettività un costo umano, sociale ed economico inaccettabile”.
“Invece di discutere di rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro e di multe più leggere, preferiremmo discutere - finalmente - di rimodulazione dei premi assicurativi INAIL in base all'effettiva incidenza d'infortuni mortali e invalidanti (e delle malattie professionali) nei singoli comparti produttivi e nelle singole aziende. Sarebbe un modo serio per premiare "con soldi veri" le aziende che investono nella prevenzione - riducendo e controllando i rischi e, al contrario, penalizzare le imprese dove la salute e sicurezza sul lavoro non è tutelata”.
“Dopo l'allentamento alla lotta all'evasione fiscale dare un segnale come Governo, subito recepito dall'INPS, di riduzione delle ispezioni e dei controlli alle imprese in una fase di crisi, avrebbe un effetto devastante in termini politici e culturali, abbassando ulteriormente la soglia di guardia su un aspetto in cui è in gioco sia la vita delle persone, sia il futuro del nostro sistema economico, che non può rifondarsi sul lavoro irregolare”.
“La Fim-Cisl ritiene decisivo arginare questa deriva politica e culturale (stigmatizzata inoltre dal riferimento alle imprese gestite da minoranze etniche) e di saper proporre un confronto vero con le imprese e il Governo sulle risorse (rendendo disponibili i 12 miliardi di euro di avanzo di gestione dell'INAIL) da impiegare - in questa fase di crisi - per un piano straordinario d'investimenti in nuove attrezzature e tecnologie, macchinari e impianti, manutenzioni straordinarie e programmi di formazione, finalizzato al miglioramento ambientale e della sicurezza. E' su questo terreno che si può rafforzare il sistema della rappresentanza dei lavoratori e delle imprese, facendo della "bilateralità" uno spazio di partecipazione e co-decisione”.
“Non comprendiamo dove, questo Governo, intraveda un eccesso di controlli, ispezioni e sanzioni, in un paese dove questi troppo spesso, anche per la scarsità di risorse impiegatevi, avvengono solo successivamente ad incidenti mortali. Credevamo che 4 morti al giorno, le migliaia di infortuni invalidanti, le malattie professionali fossero sufficienti a fare sul serio. Non disperiamo ma fino ad allora continueremo a far sentire la nostra voce e iniziativa”.
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